Ventisei

E’ mezzanotte e però sono a letto a riposare gli occhi, è mezzanotte e ci sono le candeline, 2+6, sono blu e fanno le scintille e posso avere 26 anni o 4 anni, come in quella foto,  ma mi allontanerò sempre un pochino dalle torte che hanno candeline che fanno le scintille eppure ne resterò sempre affascinata. Esprimo un desiderio, due, due in uno alla fine diventano tre. E ora chiudi gli occhi, ora riaprili, va bene: dolce remissività. Piccole feste in pigiama, sul tavolo della cucina. 

Compio anni pari e pure scomposto, questo non è un numero che mi piace particolaramente ma l’anno in corso è dispari e nella mia personalissima cabala va bene così. Oggi ho lavorato e domani sarò in un’altra città per lavoro, tra poco indosserò un vestito bello nonostante la pioggia e questo fine maggio freddo e andremo a cena: ho sempre pensato che i compleanni dovessero essere per forza di cose e per dirsi riusciti, eccezionali nel senso di fuori dal comune, eppure oggi sono felice, una felicità piccola e banale. La conclusione perfetta e scontata di questo ragionamento dovrebbe più o meno essere “è perché sto diventando adulta”. Ma non c’è nessun epilogo epico e insieme anche banale, nessuna conseguenza logica: è pura e semplice pace.