Il primo gesto rivoluzionario è chiamare le cose con il loro nome*


Ho rivisto Adele Cambria qualche sera fa a Le Invasioni Barbariche. Ho rivisto l’eleganza dei movimenti delle mani e la forza delle parole, seppur poche, che ha espresso. Ho rivisto una donna forte, una delle prime, una donna che ha fatto scuola e ha aperto la strada ad altre donne.
Ho ricordato con lei Camilla Cederna, ho ricordato Oriana Fallaci.
Le ho riviste in Comizi d’amore sedute a parlare, incalzate dalle domande di Pier Paolo Pasolini e poi continuare a discutere, gesticolando il giusto e articolando le proprie opinioni. Con forza. Una forza rara e straordinaria per quel tempo. Di quelle che o ti indispettisce perché è fuori dalla tua portata e ti spaventa o ti inorgoglisce e ti stimola.
E a più di quarant’anni – e a un anno dalla mia tesi – l’essenza di quelle parole e di chi le pronunciava è ancora viva.
E’ un anniversario/memento questo, per non smettere di cercare la meraviglia e la forza delle parole, ché le parole sono potenti e sono loro e l’amore che mi tengono in vita.
*Rosa Luxemburg

2 pensieri su “Il primo gesto rivoluzionario è chiamare le cose con il loro nome*

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  2. Ho amato l’MLD, anch’io ho in mente i volti delle compagne più assidue, già grandi o mie coetanee… Marisa, Marilena, Mirella, anche qualcuna che è passata dall’altra parte… E quella sera che entrai al PR, come si va a Campo dei Fiori a vedere Giordano Bruno, lo sguardo ripetuto cui ora sono certo di poter dare il nome, era Oriana, è stato il tuo accostamento ad Adele a confermarmelo e la tua foto… Donne, donne diverse, con un medesimo prioritario ideale… Il rimpianto di non aver tradotto gli sguardi, confutato opinioni anche diverse… Purtroppo sono tantissimi questi rimpianti…
    (contento di essere finito qui… sto scrivendo la recensione de “Il corpo delle donne” ed eccomi qui sulla scia della Luxemburg e della sua grande verità che è anche mia)…

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