Ray of light

Prima

Dopo


E niente. Ho finito gli esami della magistrale. Finiti col botto e per botto intendiamo il mix mortale di afa napoletana e lingua russa due.
E niente è finita così, stretta di mano, complimenti, in bocca a lupo per tutto, continui così. E poiché sono ancora una ragazza che si emoziona, come dice lui, mi sono morsa le labbra e ho sorriso: rimedio brevettato per evitare altre reazioni.
Oggi ho avuto la prova, più di altre volte, che posso ottenere tutto quello che voglio.
No retorica tendenzialmente biondina e femmina qui. Solo seria e ed evidente constatazione che da queste parti le cose le abbiamo fatte bene.
Poi se proprio vogliamo tornare in tema di biondinosità e se non bastasse, estiva, ho un nuovo smaltino lampone, domani vado a mare ed è iniziata l’estate senza pensieri o meglio con qualche pensiero più bello ed interessante per la testa. Ché completamente senza non ci so stare.

Auguri a Derrick de Kerckhove e al mio amico Mauro più grande di me di una sola ora

Praticamente c’è questa canzone che mi torna in mente sempre in questi giorni. Mai prima, mai dopo.
Perché adoro questo periodo, questo mese ed essere nata oggi. Per l’aria della sera prima, per gli aperitivi nei giardini ai piani alti dei palazzi, sprofondare nelle sedie a sdraio mentre pensi “Resterei qui tutta la notte”.
Perché il mio compleanno mi piace e sono ancora troppo giovane per non dire in giro quanti anni ho. Ventiquattro.
E’ che la storia della vecchiaia, delle rughe e degli anni proprio non mi appartiene. Geneticamente.
Perché io sono sempre quella ragazzina che scappa tutto il giorno guardando dritto davanti a sé senza mele e libri di scuola e sono anche la donna che sto diventando che scappa sempre, un po’ cupa dietro gli occhiali da sole. Che fa le smorfie in ascensore e che ride fino alle lacrime a letto.
Al dito ho quell’anello di mia nonna, antico e un po’ più brillante, a mezzanotte ho scartato il primo regalo, bellissimo, e ci siamo addormentati sereni, tra un po’ arriveranno i miei. L’aria è dolce.

Strategie di sopravvivenza

Il mare – che è bisogno e dipendenza – è in città ma è lontano e chiuso da cemento, varchi d’imbarco e porti, il tempo è ancora poco, le cose da fare ancora molte e allora percorro la scala di ferro che dal nostro ultimo piano porta al terrazzo del palazzo e la bellezza misura 360 gradi tra il duomo vicinissimo ed enorme, la certsosa infuocata dalla luce di maggio, Capri adagiata nel golfo, i palazzi grigi e di vetro del centro direzionale. Gli altri tetti popolati da chi come me si gode il vento e il sole che picchia.
Un’oretta e tornare in casa con il colorito dei primi raggi sulla pelle.
“Quando finisci andiamo a bere una cosa?” O è lui al telefono o le amiche. La risposta è sempre sì, perché piazza Bellini o San Pietro Majella brulicano di persone e l’aria è dolce, troppo, per tornare a casa. E giochiamo a vivere in una città normale. Alcuni cocktail costano ancora poco e più forte della paura dei vicoli è l’incoscienza, ma soprattutto la voglia di poter vivere ogni tanto senza pensieri e poter dire, “Tranquille, torno da sola”.

Sun is shining

Sono una ragazza che si accontenta di poco – o esageratamente molto, dipende dai punti di vista – che credete?
Per esempio non avere più freddo mi rende felice e di conseguenza andare sempre di fretta, con le gambe nude, per questo centro storico che ogni giorno che passa diventa più bello e più brutto – perché dipende sempre dai punti di vista – mi fa stare bene.
Oppure mi inorgoglisce sentire associate al mio nome – e al mio lavoro di fine anno – le parole sinestesia e flânerie.
Mi piace giocare a fare le grandi (conoscendo bene le regole però) con l’amica di sempre mentre lei fotografa – e lo fa benissimo – e io scelgo abiti, trucco e location, per progetti belli, seri e pieni di risate come sempre.
Poi all’improvviso lui entra in negozio con in mano un bicchiere di tè freddo al limone e inizia ufficialmente – o almeno per me – la bella primavera napoletana, più bella della torrida estate, quella “del non torniamo a casa ancora, si sente addirittura profumo di fiori”.
E poi, la colonna sonora è proprio questa.

Pure beauty

No che poi, a cosa serve un lunedì di pasquetta così vicino a maggio se non ad andare al mare – con la nuova gonna vintage lunga di seta rossa e bianca che no dai, mica l’hai presa proprio pensando di abbinarla con i sandali bianchi e una semplice canotta bianca proprio a pasquetta – andare al mare, si diceva, su quella spiaggia un po’ nascosta che già in estate conta al massimo dieci persone e che con il cielo carico di pioggia e i ristoranti carichi di avventori ha solo noi due a lanciare pietre sempre più lontano.
E no, non mi dite che è banale andare al mare il giorno dopo pasqua ché ci vanno tutti, perché sì, sarà anche vero ma se anche nella banalità di una spiaggia deserta e di un mare grigio come il cielo e l’aria tutt’intorno sai di essere felice, vorrà pur dire qualcosa.
Poi c’era il vino buono, le chiacchiere e i silenzi giusti, il frappé a fine giornata.